Mario Schifano

About

Mario Schifano nasce ad Homs, in Libia, nel 1934. Tornato a Roma con la famiglia, dopo il servizio militare, cominciò a lavorare con il padre archeologo restauratore nel museo etrusco di Valle Giulia. Comincia nel frattempo a dipingere. I suoi debutti sono all'interno della cultura informale con tele ad alto spessore materico, solcate da una accorta gestualità e segnate da qualche sgocciolatura. Con opere di questo genere inaugura la sua prima personale nel 1959 alla Galleria Appia Antica di Roma. E' comunque in occasione della mostra che tiene l'anno successivo alla Galleria La Salita di Roma, in compagnia di Angeli, Festa, Lo Savio e Uncini, che la critica comincia a interessarsi del suo lavoro.
In breve tempo, Schifano diventerà il principale esponente della famosa "Scuola di Piazza del Popolo", un movimento artistico che nasce a Roma negli anni '60, composto da un gruppo di artisti, tra cui appunto Angeli e Festa, che erano soliti incontrarsi nello storico Caffè Rosati nella centrale Piazza del Popolo.
Dopo il primo periodo in cui dipinge quadri monocromi, delle grandi carte incollate su tela e ricoperte di un solo colore, tattile, superficiale, sgocciolante, sulle sue tele ben presto affiorano cifre, lettere, frammenti segnici della civiltà consumistica, quali il marchio della Esso e della Coca Cola, che si allacciavano alla cultura pop.

Tuttavia Schifano ha sempre rifiutato qualsiasi apparentamento troppo stretto con la pop art: "Ho fatto i miei lavori contemporaneamente, e non successivamente, alla pop art. La pop art la facevano loro e la imponevano, quasi come un fatto politico". Il successo arrivò presto e con il successo anche il denaro. "Nel '62", raccontò, "andai a New York inviato ad una mostra organizzata da Sidney Janes. La mostra si chiamava The new realist show. C'erano tutti: Rauschenberg, Oldenburg, Jasper Johns., Dine, Kline. Entrai così in un circolo che era anche un circolo d'affari. La società mi rincorreva, e la trappola fu il denaro". Schifano ha sempre avuto un rapporto ambivalente con il denaro: da una parte l'ha cercato, l'ha usato e ne ha goduto all'eccesso, dall'altra ha sempre rifuggito il rapporto di sudditanza che il denaro può creare all'artista, sperperandolo a valanghe; Questo è il doppio volto di Mario Schifano, quello che ne fa in tutto e per tutto un artista contemporaneo maledetto, difficile, controverso, amato e conosciuto da tutti, e nello stesso tempo spesso malvisto e denigrato.

Ritorna negli States sul finire del 1963, dopo avere allestito personali a Roma, Parigi e Milano, e vi rimane per la prima metà dell'anno seguente, quando viene invitato alla Biennale di Venezia. Sono di questo periodo i "Paesaggi Anemici": una serie di tele in cui il mondo naturale viene evocato sul filo della memoria attraverso frammenti, particolari, scritte allusive. L'artista opera per ora per cicli tematici e verso la fine del 1964 accentua quell'interesse verso la rivisitazione dell'arte che lo porterà, l'anno successivo, ai notissimi pezzi dedicati al Futurismo. Dopo un'esperienza cinematografica verso la fine degli anni '60, agli inizi degli anni '70 comincia a riportare alcune immagini televisive direttamente su tela emulsionata, isolandole dal ritmo narrativo delle sequenze cui appartengono e riproponendole con tocchi di colore alla nitro in funzione estraniante. In quegli anni partecipa a mostre importanti e tiene personali in tutta Italia.

Nel 1981 è tra i pochissimi artisti selezionati da Germano Celant per Identité Italienne, mostra organizzata al Centre Pompidou di Parigi. E' ancora presente alla Biennale di Venezia sia nell' '82 che nell' '84. Paesaggi, gigli d'acqua, campi di grano, movimenti del mare e distese di sabbia sono ricreati, reinventati, filtrati attraverso ricordi, pulsioni, sensazioni. Sequenze di immagini veicolate da apparecchi televisivi, dalla pubblicità, dai rotocalchi che si configurano pertanto come geografia della memoria.

Negli anni '90 L'artista ha anche attivato un sito Internet, attraverso il quale si relaziona al mondo. Se negli anni Sessanta/Settanta si limitava a estrapolare dai programmi televisivi dei singoli fotogrammi e a proiettarli decontestualizzati sulla tela, ora, invece, interviene sulle immagini pittoricamente mutandole ulteriormente di senso.
Con un fisico enormemente debilitato da un lungo abuso di droghe ed alcool, Mario Schifano muore a Roma nel 1998 all’età di 64 anni per infarto, dopo una vita di eccessi e sregolatezze. 

Campo di grano, acrilico su tela
100 x 130 cm

#MARIOSCHIFANO

Campo di grano, acrilico su tela
100 x 130 cm
Campo di grano, acrilico su tela
100 x 130 cm

Nel 1981 è tra i pochissimi artisti selezionati da Germano Celant per Identité Italienne, mostra organizzata al Centre Pompidou di Parigi. E' ancora presente alla Biennale di Venezia sia nell' '82 che nell' '84. Paesaggi, gigli d'acqua, campi di grano, movimenti del mare e distese di sabbia sono ricreati, reinventati, filtrati attraverso ricordi, pulsioni, sensazioni. Sequenze di immagini veicolate da apparecchi televisivi, dalla pubblicità, dai rotocalchi che si configurano pertanto come geografia della memoria.

Negli anni '90 L'artista ha anche attivato un sito Internet, attraverso il quale si relaziona al mondo. Se negli anni Sessanta/Settanta si limitava a estrapolare dai programmi televisivi dei singoli fotogrammi e a proiettarli decontestualizzati sulla tela, ora, invece, interviene sulle immagini pittoricamente mutandole ulteriormente di senso.
Con un fisico enormemente debilitato da un lungo abuso di droghe ed alcool, Mario Schifano muore a Roma nel 1998 all’età di 64 anni per infarto, dopo una vita di eccessi e sregolatezze.